domenica 7 luglio 2013

Video di presentazione tesi

Ecco il video ufficiale di presentazione della mia tesi intitolata "I Presidi del Caffè delle Terre Alte di Huehuetenango e del Caffè Selvatico della Foresta di Harenna" - università "SSML Gregorio VII" di Roma.

Relatrice Prof. ssa Adriana Bisirri

Correlatrici Prof. sse Marilyn Scopes, Tamara Centurioni, Claudia Piemonte



Il rito del caffè in Etiopia - "Ya jebena bunna"

Dopo aver scoperto questo frutto sensazionale gli etiopi lo hanno mangiato intero, sminuzzato o mescolato con del burro bollito. Poi, intorno al XIII secolo, si è diffusa l'abitudine di essiccare le bacche, tritarle e produrre una sorta di infuso con la polvere ricavata. Da questo momento in poi la cerimonia del caffè in Etiopia è rimasta invariata e, quando una famiglia etiope accoglie un ospite in casa sua, compie le stesse azioni e gli stessi procedimenti di molti secoli fa.

Dopo aver terminato il pasto, una delle donne di casa si alza e inizia a spargere goosgwaze (erba fresca che si crede sia sinonimo di fortuna) e, spesso, fiori per tutta la stanza, in modo da portare profumo in ogni angolo e rievocare l'unione con la natura. Poi si siede su uno sgabello in un angolo vicino ad un braciere ed accende l'incenso, simbolo dell'unione con Dio, che contribuisce a creare atmosfera con il suo profumo inebriante. In alcuni casi viene anche preparato qualcosa da mangiare come pop corn, che vengono anche gettati a terra per scacciare gli spiriti cattivi, kolo (cereali e noccioline tostati con una miscela di spezie chiamata berberè) o dabo kolo (pezzetti di pane dolci e fritti) e, a seconda della religione, si può gustare caffè con burro locale o con un pizzico di sale. Dopodiché lava i chicchi di caffè e li arrostisce in una scodella; una volta raggiunta la giusta tostatura, la donna porta la scodella al tavolo e agita i chicchi davanti ad ogni commensale per fargli assaporare l'aroma del caffè. Fatto ciò si reca in cucina, solitamente all'esterno dell'abitazione, dove pesta i chicchi in un mortaio detto mukecha. Dopo qualche minuto fa ritorno con la jebenà, la tipica brocca di argilla etiope (molto simile ad una teiera), la mette per qualche secondo sulla brace per far riscaldare l'acqua all'interno e poi aggiunge la polvere appena ricavata finché l'acqua non arriva al bollore. Infine versa il caffè zuccherato in tazzine senza manico (sini) e lo distribuisce partendo sempre dal commensale più anziano. 

Tradizionalmente, alla fine del primo giro, con la stessa polvere, se ne fa un secondo e poi un terzo; poiché il caffè perde la sua "forza" ad ogni giro, in Etiopia si dice che il primo giro, quello più forte, è dei padri, il secondo per le madri ed il terzo, più debole, per i bambini.

martedì 2 luglio 2013

Il Presidio del caffè delle terre alte di Huehuetenango

La regione di Huehuetenango si estende per 7403 chilometri quadrati, ai piedi della catena montuosa dei Cuchumatanes nella parte nord occidentale del Guatemala, al confine con il Messico, ed ha un'altitudine che varia dagli 850 ai 3700 metri, dando vita ad un infinito numero di ecosistemi diversi. L'altitudine e il clima rendono quest'area una delle migliori al mondo per coltivare il caffè.

Il caffè arrivò in Guatemala nel XVIII secolo e da quel momento è sempre stato la principale fonte di guadagno della popolazione locale, infatti nel dipartimento di Huehuetenango si può dire che sia una monocoltura. Ogni caficoltore possiede un piccolo appezzamento di terreno con una redditività altalenante; nessuno possiede le conoscenze tecniche per produrre e trasformare il caffè, ma nonostante questo qui si produce un Coffea Arabica di ottima qualità e con caratteristiche organolettiche uniche, anche se la varietà di ecosistemi della regione favorisce lo sviluppo di molti cru diversi (analizzati singolarmente da una squadra di esperti prima della nascita del Presidio). Le ciliegie di caffè vengono raccolte manualmente e riposte nelle ceste di vimini che i caficoltori portano legate in vita; i chicchi vengono separati artigianalmente dalle bacche attraverso un processo di fermentazione che inizia circa quattro ore dopo la raccolta e dura dalle 24 alle 26 ore; dopo la fase di spolpatura i chicchi vengono messi ad essiccare al sole per tre giorni durante i quali sono continuamente rivoltati con un rastrello.

Gli abitanti della regione sono perlopiù indigeni Mam (Huehuetenango è l'antica capitale del regno Mam), Akateco, Jacalteco, Chuj, Kanjobal e discendenti dei Maya; persone reduci da una guerra civile durata più di trentacinque anni che ha distrutto il territorio, soprattutto dopo l'introduzione della tecnica della “terra bruciata” che prevedeva la distruzione di interi villaggi sospettati di appoggiare guerriglieri anti-governativi e l'uccisione arbitraria e indiscriminata di donne, bambini e anziani che venivano gettati in fosse comuni e bruciati.

Senza l'intervento di Slow Food i piccoli produttori non riuscivano ad entrare sul mercato, se non vendendo ai coyotes locali, il che significava vendere il prodotto (ancora sottoforma di ciliegie sulla pianta) ad un prezzo irrisorio creando un guadagno solo per gli intermediari.

È proprio per questo motivo che Slow Food opera nella regione di Huehuetenango dal 2002 per dar vita ad una produzione e un mercato solidi e giusti, che possano ricompensare anche i produttori più piccoli per il loro lavoro. Dopo pochissimo tempo infatti nasce il Presidio del Caffè delle Terre Alte di Huehuetenango, che innesca un processo irreversibile di miglioramento sia della qualità del prodotto, sia dello stile di vita delle popolazioni del dipartimento. Grazie ad un disciplinare di produzione che regola le fasi di raccolta e di essiccazione e vincola i produttori alla tutela del loro territorio; che crea legami solidi tra i vari produttori e fortifica quelli già esistenti nelle cooperative che operano sul territorio; che prevede corsi di formazione per i produttori e le loro famiglie; che stimola la creazione di un consorzio per commercializzare il prodotto finito, gli stessi indigeni hanno sottolineato come in pochi anni le loro condizioni di vita siano cambiate in meglio. Il miglioramento è stato tale che oggi il caffè di Huehuetenango è uno dei più venduti a livello mondiale e il consorzio che si occupa della commercializzazione del prodotto è presente su tutti i mercati del globo, inoltre i piccoli produttori che una volta soffrivano a causa dell'analfabetismo e dell'ignoranza si sono trasformati in individui coscienti del loro operato che vogliono tramandare il loro sapere alle generazioni future.



domenica 30 giugno 2013

Progetto video di presentazione tesi

Questo è il video di presentazione della mia tesi di laurea triennale presso la SSML Gregorio VII di Roma intitolata "I Presidi del caffè delle terre alte di Huehuetenango e del caffè selvatico della foresta di Harenna".

Relatrice Prof. ssa Adriana Bisirri

Correlatrici Prof.sse Marilyn Scopes, Tamara Centurioni, Claudia Piemonte


Il Presidio Slow Food del caffè selvatico della foresta di Harenna


L'Etiopia è il Paese dove si dice sia nato il caffè, infatti molte sono le leggende che raccontano la scoperta della pianta e, di conseguenza, della bevanda prodotta con le bacche tostate e infuse in acqua bollente. Bisogna sottolineare la particolarità del caffè Etiope che è l'unico al mondo a nascere e crescere allo stato selvatico e, proprio per questa sua caratteristica, è diventato uno dei presidi Slow Food del caffè.

Il caffè rappresenta il 10% del Prodotto Interno Lordo etiope e costituisce una fonte di ricchezza per circa il 25% della popolazione. Fino a pochi anni fa il caffè in Etiopia veniva raccolto ad uso domestico e, solo recentemente la popolazione ha scoperto di avere un vero e proprio tesoro tra le mani e il caffè etiope è entrato nel mercato mondiale.

La foresta di Harenna, una delle più vaste del Paese, si trova sui monti del Parco Nazionale di Bale, ad un altitudine di circa 1800 metri, nella regione Oromia e qui nasce e cresce spontaneamente un caffè arabica molto pregiato. La produzione di questo caffè dipende soprattutto dalle famiglie che vivono nella foresta che lo raccolgono, lo suddividono in sacchi e si occupano della vendita.


La raccolta delle bacche mature avviene esclsivamente a mano e spesso è ostacolata dalla presenza di babbuini che sono molto golosi di bacche di caffè. I raccoglitori scelgono con cura le ciliegie che vengono riposte in delle sporte dalla caratteristica forma a cono, fatte con foglie secche intrecciate. Oltre a nascere spontaneamente questo caffè ha un'altra particolarità, infatti, a differenza dei caffè dell'America Latina, le bacche, dopo essere state raccolte, non hanno bisogno né di essere lavate, né sottoposte alla spolatura (detta anche decorticazione; consiste nel separare il seme dal frutto), ma vengono direttamente disposte su delle reti sospese per farle essiccare al sole. Questo caffè è assolutamente naturale, nel senso stretto del termine, infatti passa direttamente dalla pianta all'essiccazione e, infine, ai sacchi che vengono venduti. Diversamente da quanto si possa pensare il fatto che questo tipo di produzione venga compiuto attraverso pochi passaggi non è sinonimo di semplicità, infatti in questo modo il caffè che viene prodotto può contare solo sulle sue eccezionali proprietà organolettiche per competere con le altre ottime varietà sul mercato.

Al giorno d'oggi purtroppo quando ci si reca al supermercato per comprare il caffè non ci si chiede da dove venga quel prodotto né chi lo abbia raccolto ed essiccato. Invece sarebbe opportuno pensare a tutto quello che si trova dietro al prodotto finito e questo è proprio uno degli obiettivi del progetto Presidi Slow Food, sensibilizzare il compratore (trasformandolo in un co-produttore) e portarlo ad interrogarsi su ciò che compra e, di conseguenza, su ciò che porta in tavola.

Il Presidio del caffè selvatico della foresta di Harenna nasce nel 2006 quando un primo gruppo di volontari della Fondazione Slow Food per la biodiversità si reca nei villaggi dove risiedono i produttori e raccoglitori ed evidenzia un fortissimo legame tra queste persone e la foresta in cui vivono, inoltre viene a conoscenza di questa eccezionale varietà di caffè e del suo ruolo fondamentale sia per la popolazione locale che per l'intero Paese.





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martedì 4 giugno 2013

Alternative all'espresso - Parte 5

L'alternativa che vi propongo oggi è la più esotica delle cinque, infatti è una ricetta araba, ma a mio avviso è una validissima alternativa al classico espresso, soprattutto durante l'estate. Si tratta del caffè allo zenzero, dal gusto particolare e leggermente piccante che dà un senso di freschezza dopo averlo bevuto (proprio per il contrasto dato dal gusto piccante). 
Vi consiglio caldamente di provarlo perché ne vale la pena!

Ingredienti:
  • 230 ml di acqua
  • 30 gr di caffè macinato
  • 20 gr di zucchero
  • 7 gr di zenzero in polvere o grattugiato
Versare acqua, caffè e zenzero in un pentolino e portare ad ebollizione. Quando raggiunge il punto di ebollizione togliere dal fuoco il pentolino e lasciare raffreddare finché non smette di bollire. Non appena l'acqua si è raffreddata a sufficienza, rimettere il pentolino sul fuoco e riportare ad ebollizione. Ripetere il tutto per la terza volta, dopodiché lasciare raffreddare per un minuto circa, in modo che i residui di caffè e zenzero si depositino sul fondo del pentolino e servire in tazze o tazzine a piacimento. Aggiungere lo zucchero a seconda delle proprie preferenze.

Secondo la tradizione yemenita questo caffè viene accompagnato da dolcetti al miele tipici del Paese.





domenica 2 giugno 2013

Alternative all'espresso - Parte 4

Oggi esamineremo la ricetta di un caffè insolito, che sinceramente non ho mai provato, ma che credo valga la pena citare, dal momento che la ricetta è tipicamente italiana ed ha origini antiche che risalgono al periodo di dominazione austriaca. 
Detto ciò vi invito a sperimentare il caffè imperiale seguendo la mia ricetta!

Ingredienti per una tazza:
  • mezza tazzina di caffè molto forte
  • 1 tuorlo d'uovo
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • mezzo bicchiere di latte
  • 1 bicchierino di brandy
La preparazione di questa ricetta è molto semplice, infatti basta sbattere il tuorlo d'uovo con lo zucchero (come si fa per lo zabaione) ed aggiungere il brandy, infine si riscalda il latte e si aggiunge al tutto insieme al caffè bollente. Solitamente viene servito o in un bicchiere o in una tazza da punch.

Una variante più sfiziosa prevede l'aggiunta di panna montata sopra al caffè e un po' di cioccolato fuso; recentemente si sta diffondendo la tendenza ad aggiungere il sapore della menta al caffè, quindi, per gli amanti di questo accoppiamento, il caffè imperiale può essere "corretto" con lo sciroppo alla menta (da inserire direttamente nel caffè o da usare per guarnire).


venerdì 31 maggio 2013

I luoghi del neorealismo

Come tutti i grandi artisti, anche i neorealisti italiani si riunivano solitamente in "circoli" per discutere i temi principali delle loro opere e della società in cui vivevano. Nell'immediato dopoguerra e negli anni precedenti alla ripresa economica del nostro Paese, Roma era diventata il fulcro di artisti di tutti i generi e, ovviamente, anche dei neorealisti. 
Questi personaggi erano soliti riunirsi in osterie e locali compresi nel triangolo tra Piazza di Spagna, via Margutta e via Ripetta; qui sorgevano osterie come l'Osteria dei Pittori (oggi diventata "Caffè dei Pittori", un bar in via Flaminia molto frequentato dagli studenti delle vicine facoltà di Architettura e Mediazione Linguistica), l'Osteria dei Fratelli Menghi o il bar Luxor (che in seguito sarebbe diventato il "Canova").


Alcuni artisti come Calvino hanno affermato di aver preso l'ispirazione per le loro storie proprio da discorsi e discussioni a cui avevano partecipato in questi locali nel centro di Roma, come per esempio Il Barone Rampante. Questi bar ed osterie erano frequentati da artisti di ogni genere; si andava dai pittori che inizialmente, non avendo soldi per pagare il conto, offrivano le proprie opere in cambio di una cena, ai registi come Fellini, Rossellini, Monicelli accompagnati da artisti del calibro di Anna Magnani.


Consiglio caldamente a tutti di visitare questi luoghi storici dove si respira ancora oggi quell'atmosfera allegra e piena di vita che li ha caratterizzati per molti anni.
Raggiungerli è molto semplice, basta prendere la linea delle Metro A, fermata Flaminio-Piazza del Popolo e godersi una bella passeggiata per le vie del centro.

giovedì 30 maggio 2013

Neorealismo

Oggi tratteremo un argomento un po' diverso dal solito, ma che fa comunque parte della cultura italiana: il neorealismo.
Forse, anzi senza alcun dubbio, molti di voi avranno letto o guardato in tv molte opere neorealiste senza sapere che queste facessero parte di questa corrente; infatti il neorealismo è una corrente artistica tipicamente italiana nata tra gli anni quaranta e cinquanta. A livello artistico gli artisti neorealisti si sono espressi prevalentemente attraverso la scrittura e il cinema, analizziamo adesso alcune opere neorealiste di entrambe le categorie.

Riguardo alla scrittura una delle opere più conosciute e famose è, senza dubbio, Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino del 1964; in questo libro infatti si notano i temi principali del neorealismo italiano come, per esempio, la necessità di distaccarsi dalla situazione politica contemporanea e di contribuire in una qualsiasi maniera a far sentire la voce del popolo a chi ricopriva le alte cariche politiche. Se ci soffermiamo sulla collocazione temporale di questo movimento, possiamo facilmente risalire alle motivazioni che hanno contribuito alla sua nascita, infatti negli anni quaranta in Italia imperava ancora il regime fascista e, soprattutto all'inizio del decennio, la popolazione si trovava a fare i conti anche con la guerra. È in questo contesto storico-culturale che gli artisti non si accontentano di rimanere nella loro alienazione dal mondo circostante, ma decidono di prendere parte alla battaglia e scendono in campo con le loro opere chiaramente a sostegno del popolo italiano messo in ginocchio da un ventennio di sofferenze. È così che gli artisti diventano i maggiori rappresentanti dell'antifascismo italiano e che danno voce alle masse durante gli ultimi anni della guerra, la resistenza e nei difficili anni successivi al secondo conflitto mondiale.

Per quanto concerne il cinema invece, il film più famoso credo sia Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica del 1948, però è necessario precisare che gli esponenti della scrittura e del cinema neorealista non avevano modi simili di mandare il loro messaggio al pubblico e alle autorità; infatti, oltre all'evidente differenza del mezzo di comunicazione scelto, i registi preferivano far ragionare gli spettatori, ma come? Generalmente nei film neorealisti vengono rappresentate scene tratte dalla quotidianità che, però, nascondono un lato più drammatico; quindi i registi fanno la scelta di utilizzare ciò che agli altri artisti non interessa, vale a dire le cose ovvie, gli episodi che il popolo vive tutti i giorni che possono sembrare la "normalità", ma che invece devono far riflettere su cosa viene definito ormai normale, solo perché è stato imposto da un regime piuttosto che da un'ideologia forte.



Progetto Trailer Literary Adaptation

Molti di voi come me avranno sicuramente visto il film "The Help", un film a mio parere molto ben fatto e che rispetta al 90% il romanzo scritto dall'americana Kathryn Stockett. Dopo aver letto il libro ed aver visto più volte il film ho scelto di dedicarmi a questo progetto che ho dovuto svolgere per un esame universitario, spero vi piaccia...



mercoledì 29 maggio 2013

Alternative all'espresso - Parte 3

Non potevo aspettare ancora per inserire il mio "caffè alternativo" preferito: l'Irish Coffee.
Forse non è la stagione adatta per questa bevanda, dato che viene servita calda ed è un po' alcolica, però a me piace tantissimo e non potevo lasciarla fuori dalle mie alternative.

Ingredienti:
  • Caffè
  • Irish Whiskey
  • Panna
  • Zucchero di canna
La particolarità dell'Irish Coffee è che non ha un preciso dosaggio degli ingredienti, ma questi vengono inseriti in base ad una proporzione sul totale infatti servono 5/10 di caffè caldo, 3/10 di whisky e 2/10 di panna liquida fresca.
Per la ricetta base serve un calice da 0, 20 litri che deve essere riscaldato con un po' di acqua bollente a cui viene aggiunto lo zucchero di canna a piacimento. Mescolare l'acqua finché lo zucchero non si è completamente sciolto ed aggiungere il caffè bollente (la dose consigliata per un bicchiere è un caffè espresso lungo) ed il whiskey. Nel frattempo inserire la panna nello shaker ed agitare fino a montarla leggermente (un'alternativa può essere quella di montarla con le fruste da cucina). Infine aggiungere la panna nel bicchiere con un cucchiaino in modo da farla rimanere separata dal caffè sottostante.
Si consiglia di consumarlo senza mescolare il caffè con la panna.



Alternative all'espresso - Parte 2

Eccoci di nuovo ad imparare una nuova, buonissima alternativa al solito caffé espresso; oggi prenderemo in esame una ricetta molto in voga negli stabilimenti balneari italiani (sperando che sia di buon auspicio e che faccia arrivare l'estate): il caffè shakerato.

Ingredienti:

  • Due tazzine di caffè espresso bollente
  • Zucchero di canna liquido o grezzo q. b.
  • 8/10 cubetti di ghiaccio
Mettere nel congelatore due bicchieri da Martini; inserire nello shaker 8/10 cubetti di ghiaccio e lo zucchero di canna a nostro piacimento. Subito dopo aggiungere le due tazzine di caffè bollente nello shaker e iniziare immediatamente a shakerare, per evitare che il ghiaccio si sciolga. Agitare per circa 10 secondi e servire nei bicchieri congelati filtrando il liquido per evitare che i pezzi di ghiaccio finiscano nel bicchiere.

Un'alternativa più golosa si può ottenere aggiungendo nello shaker liquori come Baileys o Sambuca.



venerdì 24 maggio 2013

Pubblicità progresso

Questo spot non è molto inerente agli argomenti trattati nel blog, ma credo che ognuno di noi debba condividerlo...a voi la decisione.



Alternative all'espresso - Parte 1

Come anticipato nel post precedente ho deciso di dedicarmi ad alcune ricette di gustosissime alternative al classico caffè espresso (lungo o corto che sia) o al cappuccino.

Oggi iniziamo con il caffè marocchino, o semplicemente "marocchino";
ingredienti per una tazza:
  • 1 caffè espresso,
  • 2 cucchiai di cacao in polvere,
  • latte q. b.
  • zucchero (a piacimento)
Preparare il caffè espresso (con la moka o con la macchina del caffè) e versarlo in una tazzina trasparente leggermente più grande della tazzina che si usa di solito per il caffè. Spolverare con un cucchiaio di cacao e aggiungere la crema di latte montata fino a colmare la tazzina. Infine spolverare nuovamente con il restante cacao e aggiungere lo zucchero a piacimento.
Per i più golosi è possibile anche aggiungere una spruzzata di panna montata ricoperta da cioccolato fuso.


martedì 21 maggio 2013

La cultura del caffè nell'Italia del 2013

Oggi quando diciamo ad un amico "andiamo a prenderci un caffè?" solitamente intendiamo passare del tempo insieme davanti ad una tazzina di caffè caldo parlando del più e del meno, raccontandoci cosa ci è successo negli ultimi giorni, ragionando su qualche nostro progetto, magari chiedendo un consiglio per qualcosa che riteniamo essere importante; potremmo dire che il caffè per noi è diventato una scusa per passare del tempo con qualcuno in maniera informale sia stando comodamente seduti al tavolo sia in piedi davanti al bancone del bar. Proprio quest'ultimo modo di consumare caffè ci rende diversi dalle altre culture, infatti molti popoli consumano caffè al giorno d'oggi, ma solitamente in altri Paesi è costume sedersi per bere un caffè, mentre noi italiani possiamo anche entrare in un bar, bere un caffè al bancone ed uscire in meno di cinque minuti per andare in ufficio o a prendere untreno. Un'altra occasione tipicamente italiana per bere un caffè è quando andiamo a fare visita ad un parente o un amico e la prima cosa che il padrone di casa ci dirà è sicuramente "ti offro un caffè?"; in questo senso caffè può essere inteso come sinonimo di cortesia, di accoglienza, infatti siamo soliti offrire caffè a chiunque varchi la soglia di casa, da un amico fraterno, a un conoscente fino al tecnico del frigorifero.Proprio la nostra passione per questa bevanda ha fatto sì che in quasi tutti i bar italiani ci sia una vastissima scelta di caffè. Infatti già quando andiamo a prenderci un espresso ci troviamo davanti un ventaglio di possibilità che vanno da quello classico, il tipico caffè italiano servito nella tazzina di ceramica, corto (al massimo 20/25 ml); a quello al vetro, e cioè un espresso servito in una tazzina di vetro con manico colitamente di acciaio; all'espresso doppio, ossia un caffè da 50 ml in una sola tazzina; al ristretto, vale a dire un caffè da meno di 25 ml; al caffè lungo, cioè superiore a 25 ml.

Oltre a queste varietà "semplici" ne esistono molte altre più elaborate che esamineremo nel dettaglio nei prossimi post.

mercoledì 13 marzo 2013

Caffè "insolito"

Dopo lungo meditare ho concluso che l'argomento della mia tesi di laurea sarà...(rullo di tamburi)...il caffè!
E qui nasce il problema di cercare e raccogliere informazioni su internet, libri, video, documentari, e chi più ne ha, più ne metta.

Proprio navigando in rete ho trovato articoli che hanno a dir poco dell'incredibile, infatti pare che i caffè più cari al mondo provengano dalle feci dello zibetto delle palme; questo simpatico animaletto è originario dell'Indonesia (dove viene comunemente chiamato "Luwak") e pare sia ghiotto di bacche di caffè che, nel suo stomaco, grazie ad un particolare processo digestivo, tostano i chicchi di caffè dandogli un gusto zuccherino e dolciastro. I chicchi, come avrete dedotto, vengono recuperati direttamente dalle feci della tenera bestiola e ovviamente lavati.
Quello che è veramente sconvolgente, almeno a mio parere, è che questo caffè viene venduto a circa 85€ all'etto! Sinceramente non l'ho mai assaggiato e penso sia davvero buono se la gente è disposta a pagare tanto, ma devo ammettere che la cosa un po' mi ha spiazzato.

Dopo alcuni minuti di shok iniziali ho continuato con le mie ricerche e ho deciso di approfondire la questione caffè e feci.
Pare che l'idea si sia diffusa, infatti un imprenditore canadese ha deciso di investire ben 300 000 dollari per acquistare degli elefanti tailandesi per produrre caffè; la domanda sorge spontanea ma, dato il tema del post, è retorica: come può un elefante produrre caffè? Ovviamente attraverso le sue feci, infatti il proprietario ha scoperto che il processo digestivo degli elefanti è molto simile a quello dello zibetto e quindi, dando da mangiare ai suoi pachidermi anche piante di caffè con bacche mature, il rivestimento esterno delle bacche viene smaltito grazie ai succhi gastrici e quello che "esce" è caffè meno amaro e già tostato.

A questo punto mi sono fermata per interrogarmi sull'inserire o meno queste varietà alternative nella mia tesi e sono giunta alla conclusione che è meglio fermarmi al Caffè delle Terre Alte di Huehuetenango e al Caffè Selvatico della Foresta di Harenna.

mercoledì 9 gennaio 2013

Facciamo le presentazioni

Innanzitutto è necessario che mi presenti e che mi faccia conoscere dal mondo della rete.
Mi chiamo Valentina e sono una studentessa in Mediazione Linguistica presso la Ssml Gregorio VII di Roma, frequento l'ultimo anno (per fortuna perché la voglia di studiare sta lentamente scemando) insieme ad un'allegra compagnia di mezzi matti (alias i miei colleghi). Vengo da Albinia, un piccolissimo paese nel sud della Toscana che sicuramente nessuno di voi conosce, ma che si trova a meno di 5 chilometri dal mare ed è circondato da una campagna verde e rigogliosa (anche se in questa stagione avrei dei dubbi sul rigogliosa). Non vi racconto un granché su casa mia e la mia famiglia perché sicuramente avrò occasione di stressarvi in qualche momento di depressione o di lite con familiari o amici.
Ora vediamo...perché questo blog? Intanto mi sembra giusto mettere le mani avanti e precisare che non ho mai tenuto un blog, né ho mai scritto cose mie per essere pubblicate, quindi se il prodotto finito non sarà buono o non soddisferà le aspettative, per favore, non criticate troppo perché sono alle prime armi. Dunque questo blog nasce dall'esigenza di cominciare a comunicare con il mondo e qual è il miglior mezzo di comunicazione? INTERNET (risposero in coro). La cosa che mi ha bloccato per alcuni giorni prima di riuscire a pubblicare qualcosa è stata capire cosa volessi comunicare agli altri, ma, dopo lunghe riflessioni e una serie di interrogativi a cui ho cercato di rispondere, ho capito di voler trasmettere l'idea della riscoperta della natura e di tutto ciò che è alla base delle nostre esistenze. Ora tutti avranno sbuffato "Eccoci con la solita paternale ambientalista, l'inquinamento, lo sfruttamento delle risorse ambientali..." e chi più ne ha, più ne metta; invece non sarà così, garantito! Parleremo sì di ambiente, ma non ci saranno i soliti discorsi, bensì tratteremo il tema del ritorno alle origini, alle tradizioni in tutti gli ambiti, facendo particolarmente attenzione a quello dell'alimentazione dato che sono un'accanita sostenitrice di Slow Food, ma vi parlerò di questa associazione la prossima volta.
Intanto vi lascio il link, così potete farvi un'idea già per conto vostro: http://www.slowfood.it/

Alla prossima!
Un abbraccio

Vale